I Presidenti di sei Regioni del Sud scrivono al premier Conte esprimendo la propria preoccupazione per la gestione dei fondi del Recovery plan.
Come preannunciato da Vincenzo De Luca, sei Presidenti delle Regioni del Sud hanno scritto al premier Conte esprimendo le proprie preoccupazioni legate al Recovery plan. Il piano di rilancio, secondo i firmatari, in qualche modo penalizzerebbe proprio il Meridione.
Recovery plan, sei Presidenti delle Regioni del Sud scrivono al Premier Conte
I sei presidenti delle Regioni del Sud esprimono “Viva preoccupazione per lo stato del confronto sulla effettiva utilizzazione” delle risorse stanziate per finanziare il Recovery Plan italiano.
I Presidenti delle Regioni del Sud criticano il fatto che la ripartizione delle risorse tra Nord, Centro e Sud risponderebbe solo ad un criterio demografico, quindi non necessariamente utile. Ogni zona ha le sue necessità che non dipendono dal numero di abitanti.
La lettera dei ‘governatori’ del Sud
I governatori del Sud denunciano anche il fatto che le risorse destinate a Sanità e Turismo sarebbero insufficienti per completare il piano.
“Nel dare atto dell’impegno profuso dal Governo italiano in sede Ue e dei conseguenti risultati ottenuti in favore di un importante programma d’investimenti da attuarsi con le risorse attribuite al nostro Paese gli scriventi esprimono viva preoccupazione per lo stato del confronto sull’effettiva utilizzazione di dette risorse in ambito nazionale“, recita la lettera come riportato dall’AGI.
Secondo i Presidenti delle Regioni che hanno posto la firma sul documento, “è doveroso osservare che le prime ipotesi circolate si pongono in evidente contrasto con i criteri utilizzati in sede Ue per l’assegnazione delle risorse fra i Paesi membri, nonché con i generali principi di coesione sociale perseguiti dal Trattato di funzionamento dell’Ue e dalla nostra Carta costituzionale“.
Chi sono i firmatari della lettera
I firmatari del testo sono Vincenzo De Luca, Vito Bardi, Michele Emiliano, Nello Musumeci, Marco Marsilio e Donato Toma. Mancano quindi le firme di Christian Solinas e Nino Spirlì. I due non hanno potuto prendere parte al confronto per impegni istituzionali ma dovrebbero concordare con quanto espresso dai colleghi che hanno stilato e firmato la lettera indirizzata a Palazzo Chigi.